ROBE a Napoli per la XXX Universiade estiva

ROBE a Napoli per la XXX Universiade estiva

Lo scorso 3 luglio, presso lo Stadio San Paolo di Napoli, si è svolta la cerimonia di apertura della XXX Universiade estiva 2019, Giochi Olimpici dedicati agli studenti universitari. Prodotta da BWS (Balich Worldwide Shows), la cerimonia è stata illuminata dal lighting e visual designer Giovanni Pinna con i proiettori ROBE lighting forniti e allestiti dal service romano BOTW S.r.l.

Per ospitare un evento colossale come l’Universiade, il più grande evento polisportivo al mondo dopo le Olimpiadi, era necessaria una venue di grandi dimensioni ed è stato scelto lo Stadio San Paolo di Napoli, ristrutturato in tempo per l’occasione. Giovanni ha scelto di utilizzare quasi 350 proiettori a testa mobile ROBE – 136 MegaPointe, 112 Spiider, 36 Tarrantula e 60 LEDBeam 150 – che gli hanno permesso di creare uno show luci sbalorditivo anche in un’arena così grande.

BWS, produttore di eventi e cerimonie con sede a Milano, voleva un lighting designer italiano e ha contattato Giovanni, che ha stupito per la sua visione degli show di grandi dimensioni e per le sue numerose referenze nella progettazione di eventi. Inoltre, Giovanni ha una pluriennale esperienza nell’illuminazione degli spettacoli negli stadi. Così, grazie al suo lavoro affiancato dal talentuoso team di BWS, il San Paolo ha preso vita con dinamismo, colore e una coreografia imponente, creata da centinaia di persone che necessitavano di essere illuminate: acrobati, sportivi, scenografie e singoli artisti – tra cui Andrea Bocelli.

Il più grande elemento scenografico è stato una gigantesca replica del Vesuvio, posizionata sotto la Curva B e incorniciata dall’illuminazione e da una proiezione video multipla distribuita su un enorme schermo sotto al vulcano e sul campo da gioco.

Giovanni sapeva che era fondamentale l’utilizzo di proiettori estremamente luminosi: MegaPointe, Spiider e Tarrantula erano perfetti allo scopo. Li ha infatti utilizzati per evidenziare il vasto campo di gioco, mentre la precisione del fascio e dell’otturatore dei MegaPointe gli ha permesso di mantenere le key lights dell’illuminazione del cast lontane dalle proiezioni.

Lida Castelli, di BWS, assistita dal regista Marco Boarino, è stata il direttore artistico di entrambe le cerimonie di apertura e chiusura delle Universiadi 2019. Ha prodotto lo show insieme a un numeroso team – inclusa la responsabile del progetto Alessandra Rossetti e il responsabile tecnico Matteo Tagliabue – sviluppando uno storyboard basato su storia, cultura e geografia della città ospitante, Napoli.

Lo show è stato diviso in diversi segmenti, alcuni prettamente teatrali e di spettacolo, altri di protocollo, per una durata totale di 3 ore e mezza, compresa la parata degli atleti con la sfilata di tutte le squadre nazionali partecipanti all’Universiade.
Ogni segmento ha richiesto una luce adeguata, rispettando la prima regola dell’illuminazione in uno stadio, cioè quella di assicurarsi di coprire la venue a sufficienza: per questo motivo Giovanni ha utilizzato 350 dei nuovi proiettori arena dello stadio, più altri 400 apparecchi, oltre ai 350 firmati ROBE.
Questi erano posizionati su due livelli: su 28 truss installate sul tetto dello stadio a 360° più un fitto parco luci attorno al perimetro del campo.
Oltre 1.000 proiettori possono sembrare esagerati ma, in realtà, in uno spettacolo di questa portata, ciascuno di essi ha lavorato molto duramente.

«Con tutti questi proiettori ROBE sapevo che avrei avuto a disposizione una buona varietà di tipologie, molte opzioni d’illuminazione e luce potente per creare lo spettacolo perfetto», ha commentato Giovanni.
«L’obiettivo era quello di creare immagini grandi e audaci e di comunicare qualcosa con l’illuminazione, quindi scegliere i dettagli quando necessario e garantire che il pubblico – sia quello dal vivo sia quello alla TV – trascorresse dei bei momenti.»

Il service BOTW ha svolto un grande lavoro negli appendimenti delle truss a 360° intorno al tetto dello stadio reso ancora più complesso dalla mancanza di calcoli strutturali per extra carichi dei tralicci dello stadio, visto che la venue non era stata originariamente costruita per l’installazione di strutture e proiettori necessari a questo tipo di produzione. Fortunatamente, per quanto riguarda il controllo del segnale, il sistema luci si è potuto collegare alla rete in fibra appena installata nello stadio, rendendo il cablaggio dati molto più rapido e pratico.

Molti proiettori, tra cui la maggior parte degli Spiider e alcuni MegaPointe, sono stati distribuiti a terra seguendo il perimetro del campo di gioco. I MegaPointe sono stati usati principalmente per l’illuminazione dal tetto dello stadio: «Avevo davvero bisogno di luce potente in grado di coprire le lunghe distanze del campo», ha spiegato Giovanni.

Ben 28 Tarrantula sono stati posizionati su altrettante truss del tetto insieme a 2 Spiider e a 4 MegaPointe per ogni sezione di 6 metri di truss.

Ancora una volta, il peso ridotto dei proiettori ROBE è stato un fattore rilevante nella scelta delle luci considerando le limitazioni del carico su ciascuno dei 28 pilastri portanti del tetto su cui sono state appese le truss.

I piccoli LEDBeam 150 sono stati invece distribuiti per illuminare gli elementi scenici alla base del vulcano e lungo la riva posteriore del palco. Questi piccoli apparecchi sono stati perfetti per sottolineare alcuni importanti dettagli di questo enorme spettacolo. Infatti, sono riusciti a farsi notare anche in uno stadio, aggiungendo un tocco di classe in più.

Sul campo di gioco, per accogliere tutti gli atleti al termine della sfilata, è stata creata una grande “U” delineata perimetralmente da luci a LED e fari traccianti, per rappresentare il Golfo di Napoli, nonché il logo delle Universiadi, come concetto creativo di unione, universalità e unicità. Il palcoscenico per gli artisti e le performance è stato allestito davanti al vulcano, sotto la Curva B.

L’illuminazione a terra, oltre a evidenziare in modo emozionante i diversi momenti dell’evento, doveva essere abbastanza pratica per essere rimossa subito dopo la fine dello spettacolo, in modo che lo stadio potesse essere preparato per gli eventi di atletica leggera del mattino. L’unico oggetto che doveva rimanere sul posto era il vulcano, in cima al quale è stato montato il calderone per la fiamma olimpica che ha bruciato per tutta la durata dei Giochi.

Giovanni ha aggiunto un tocco “rock ‘n’ roll” all’illuminazione: «È stato necessario un attento equilibrio d’illuminazione dinamica e teatrale per tutti i grandi momenti, un approccio pratico per i momenti più formali e, naturalmente, per la sfilata degli atleti.»

Giovanni ha lavorato a fianco di Fabrizio Moggio, capo tecnico delle luci, e operatore console che pilotava il server disguise. Oltre all’illuminazione, grazie al server disguise, sono stati riprodotti riprodotti dei contenuti video su molteplici pannelli a LED distribuiti sulla superficie del vulcano e sulla riva scenografata lunga 30 metri, posta tra il palco e il vulcano stesso.

Niente timecode per le luci: i tempi di programmazione strettissimi e l’enorme quantità di modifiche allo show l’ultima notte prima dell’evento non hanno permesso di sincronizzarsi. Questo ostacolo è stato superato grazie all’accurata manualità e preparazione sul repertorio e al sincronismo istintivo che hanno contribuito a garantire uno spettacolo sorprendente.

In generale, l’ostacolo più grande per l’illuminazione è stato il tempo. Infatti, essendo metà estate, le ore di buio a disposizione erano poche mentre erano moltissime le prove dei vari segmenti dello show da completare; ma alla fine, lavorando velocemente e con grande tenacia, la programmazione principale è stata completata in 12 intense sessioni notturne.

«È stato un lavoro duro ma, allo stesso tempo, anche molto divertente», afferma Giovanni, aggiungendo che è orgoglioso di aver lavorato insieme a una crew creativa e tecnica che è stata «stimolante e fonte d’ispirazione».

Le proiezioni sul campo sono state possibili grazie a Event Management di Milano, che ha fornito 36 proiettori 30K che hanno proiettato su un telo mesh bianco steso lungo il campo di gioco.
Ogni giorno il mesh bianco veniva rimosso permettendo all’erba del campo di respirare ed effettuare la fotosintesi. I contenuti video sono stati creati da Clonwerk. Il vulcano e lo scenario circostante sono invece stati costruiti dalla divisione scenica di BOTW e progettati dal set designer Andrea Faini.

All’evento hanno partecipato oltre 6.000 atleti universitari in rappresentanza di 119 paesi. Lo spettacolo di apertura è stato trasmesso in mondovisione, facendo ulteriore pressione su tutti i soggetti coinvolti nella produzione.
Al termine di una lunga cerimonia, il capitano del Napoli Calcio Lorenzo Insigne è entrato in campo e ha calciato una palla infuocata fino alla cima del Vesuvio per accendere il braciere olimpico: atterrando nel vulcano ha dato il via alla XXX Universiade e l’evento si è concluso pochi istanti dopo con un fantastico spettacolo di fuochi d’artificio di Parente Fireworks.

Circa un terzo della struttura illuminotecnica è rimasto nello Stadio San Paolo ed utilizzato per la cerimonia di chiusura che ha mantenuto un tono più classico ed è stata caratterizzata da un palcoscenico, numerosi artisti e un’illuminazione anche questa creata e gestita da Giovanni Pinna.

© Photo: Luca Parisse
Lighting designer: Giovanni Pinna
Service luci: BOTW S.r.l.
Service video proiettori: Event Management
Capo tecnico luci: Fabrizio Moggio (BOTW)
Regista: Marco Boarino
Project manager: Alessandra Rossetti
Responsabile tecnico: Matteo Tagliabue
Direttore artistico (cerimonie di apertura e chiusura): Lida Castelli
Direttore creativo (cerimonia di chiusura): Stefania Opipari
Direttore creativo associato (cerimonia di chiusura): Marco Cisaria
Direzione Creativa e Produzione Esecutiva: Balich Worldwide Shows
Contenuti video: Clonwerk
Spettacolo pirotecnico: Parente Fireworks